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NUOVE REGOLE EUROPEE SUGLI IMBALLAGGI: ECCO COME L’ITALIA HA SALVATO IL 30% DEL PIL  - Terra dei Figli Blog
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NUOVE REGOLE EUROPEE SUGLI IMBALLAGGI: ECCO COME L’ITALIA HA SALVATO IL 30% DEL PIL 

NUVOE REGOLE EUROPEE SUGLI IMBALLAGGI: ECCO COME L’ITALIA HA SALVATO IL 30% DEL PIL

NUOVE REGOLE EUROPEE SUGLI IMBALLAGGI: ECCO COME L’ITALIA HA SALVATO IL 30% DEL PIL 

Riportiamo l’intervista all’europarlamentare Nicola Procaccini sul tema degli imballaggi sostenibili, apparsa sul quotidiano Il Messaggero del 16 marzo, realizzata da Francesco Bechis.  

Un compromesso cercato fino alla fine. Giorgia Meloni esulta per le nuove regole per gli imballaggi, «c’è un’Italia che non si arrende a soluzioni che penalizzano la nostra industria», dice la premier. Le fa eco Nicola Procaccini, eurodeputato di FdI e copresidente dei Conservatori al Parlamento europeo: «Abbiamo salvato un terzo del Pil italiano». 

Un terzo?

«Sì, circa il 30 per cento del Pil sarebbe stato messo a rischio dall’accordo iniziale. Avrebbe vietato le confezioni in microplastica che oggi permettono di mantenere le caratteristiche organolettiche dei beni alimentari e la sicurezza del consumatore. Una, débacle per le nostre imprese». 

Di qui il compromesso. 

Un miracolo, ad essere sinceri. Ottenuto in zona Cesarini con lo sforzo in prima linea della premier Meloni, che ha partecipato a diverse riunioni con noi, dei diplomatici, e di un fronte politico trasversale degli europarlamentari». 

Il patto sugli imballaggi porta anche la firma del Pd.

Certo, è stato un lavoro corale. Tranne Cinque Stelle e i Verdi, tutti hanno capito il rischio che correva la nostra economia. È stato un lavoro della squadra Italia a Bruxelles».

In cosa consiste nel dettaglio questo scampato pericolo?

«Ad esempio nella tutela della filiera italiana della bioplastica. Una tecnologia su cui l’Europa, anni fa, ci ha chiesto di investire e nel tempo siamo diventati un’eccellenza, penso ai sacchetti compostabili del supermercato, ricavati da prodotti organici. Parliamo di un’industria enorme, che include la filiera della ristorazione e dei bar italiani. Con il veto previsto inizialmente sarebbero state messe al bando le insalate in busta, le confezioni del parmigiano e del prosciutto. Quando il regolamento è finito sul tavolo del Consiglio europeo con la presidenza spagnola, solo l’Italia ha votato contro».

Poi cosa è cambiato?

«Abbiamo tenuto il punto, trovando convergenze in altri gruppi politici all’Europarlamento grazie al lavoro della premier e dei nostri eurodeputati. Ci è venuta incontro la Germania, inizialmente scettica a rivedere le norme». 

Ha fatto la differenza anche il pressing dell’industria degli imballaggi e dell’agroalimentare. Vi siete convinti che esistono buone lobby?

«Certo, se si tratta, come succede a Bruxelles, di portatori di interessi non solo particolari ma nazionali. C’è stata una grande sinergia tra industria e associazioni dei consumatori». 

Torniamo al testo. Un punto dirimente è la possibilità di riciclare gli imballaggi. Prima era previsto solo il loro riuso. 

«Una imposizione ideologica che fortunatamente abbiamo evitato, sarebbe stata dannosissima per la nostra industria. Il riuso può funzionare in casi limitati: una bottiglia di acqua, un cartone di latte. Non si può pensare di riusare una confezione di prosciutto aperta, con diversi microfilm di plastica che servono a conservare il prodotto e garantire la data di scadenza». 

Quindi avanti con il riciclo?

«Certo, come del resto era stato previsto dalla roadmap Ue. Negli ultimi quindici anni l’Europa ha puntato sulla raccolta differenziata dei rifiuti, abbiamo chiesto alle famiglie di separare il vetro, la carta e l’umido. Ci siamo attrezzati riorganizzando le nostre industrie. Ora volevano cancellare tutto, da un giorno all’altro». 

Nel testo è previsto un deposito cauzionale: un sovrapprezzo della bottiglia d’acqua di plastica che viene restituito se il consumatore ricicla la confezione. Non è una tassa?

«Sono previste deroghe per i Paesi che eccellono nel riciclo. L’Italia è fra questi: ricicliamo oltre il 75 per cento degli imballaggi».

Alle Europee vi presenterete promettendo di smantellare il Green deal Ue?

«Una buona parte, diciamo pure il 90 per cento, dovrebbe essere riscritta da cima a fondo. Temo che sarà difficile ma ci batteremo per una transizione ecologica pragmatica e non ideologica». 

La promette anche Ursula von der Leyen, candidata alla Commissione del Ppe. Ora parlate la stessa lingua?

«Le convergenze saranno inevitabili. Dopo cinque anni di governo schiacciato a sinistra, nella prossima Commissione il centrodestra sarà maggioranza». 

La Redazione